Il ruolo di UFM1 nella progressione dell'Alzheimer
Uno studio rivela che i livelli di UFM1 sono collegati alla patologia dell'Alzheimer e all'accumulo di tau.
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Indice
L'ubiquitina-fold modifier 1 (UFM1) è una piccola proteina che ha un ruolo importante nella modifica di altre proteine nelle nostre cellule. Questo processo è noto come Ufmilazione. Quando UFM1 si attacca a una proteina target, può cambiare il modo in cui quella proteina funziona. È simile a un altro processo chiamato ubiquitylazione, dove le proteine vengono modificate da un'altra molecola chiamata ubiquitina.
Per iniziare il processo di UFMilazione, UFM1 parte come un precursore che deve essere maturato. Enzimi specifici chiamati proteasi cisteiniche specifiche per UFM1 sono responsabili del taglio del precursore per creare la forma attiva di UFM1. Una volta che UFM1 è maturo, può essere collegato ad altre proteine attraverso una serie di passaggi che coinvolgono diversi altri enzimi, raggruppati come enzimi E1, E2 ed E3. Questi enzimi aiutano a facilitare il trasferimento di UFM1 ai suoi substrati target. È importante notare che la UFMilazione può essere annullata da un altro enzima chiamato UFSP2, che rimuove UFM1 dalle proteine modificate.
Risultati recenti hanno mostrato che la UFMilazione è collegata a diversi processi importanti nelle nostre cellule, come rispondere allo stress causato da proteine mal ripiegate, riparare il DNA quando è danneggiato e supportare le risposte immunitarie. Queste funzioni sono molto significative, soprattutto in malattie come l'Alzheimer, caratterizzata dall'accumulo di proteine che possono danneggiare i neuroni.
Malattia di Alzheimer e UFM1
La malattia di Alzheimer (AD) è un disturbo cerebrale che porta alla perdita di memoria e al declino cognitivo. È contrassegnata da due caratteristiche principali: placche di beta-amiloide che si formano all'esterno dei neuroni e grovigli di TAU che si verificano all'interno dei neuroni. Recenti ricerche hanno evidenziato il ruolo di UFM1 e della UFMilazione in questi processi, suggerendo che i cambiamenti nei livelli di UFM1 potrebbero essere legati all'accumulo dannoso di tau visto nell'AD.
Studi hanno indicato che quando i livelli di UFM1 nel cervello diminuiscono, possono sorgere problemi con la funzione e la sopravvivenza dei neuroni. Tuttavia, gli effetti specifici di UFM1 nei cervelli delle persone affette da Alzheimer non sono stati ancora esplorati a fondo.
Panoramica dello Studio
In questo studio, volevamo esaminare come i livelli di UFM1 cambiano nei cervelli delle persone con Alzheimer rispetto a quelli sani. Abbiamo raccolto campioni di cervello dopo che gli individui erano deceduti, concentrandoci sulla corteccia temporale e sulla corteccia frontale, che sono aree chiave colpite nell'AD.
Abbiamo misurato i livelli di varie proteine legate alla via della UFMilazione e confrontato questi livelli tra individui con Alzheimer e controlli sani. Abbiamo anche cercato associazioni tra i livelli di UFM1 e altre misure della gravità dell'Alzheimer, come la presenza di proteine tau e beta-amiloide.
I nostri risultati hanno mostrato che i livelli di UFM1 erano significativamente più alti nei cervelli degli individui con Alzheimer. Abbiamo anche trovato che livelli più bassi di un'altra proteina, UFSP2, erano associati a un aumento del tau patologico, suggerendo una connessione tra i livelli di UFM1 e l'accumulo di tau.
Materiali e Metodi
Raccolta dei Campioni
Abbiamo ottenuto campioni di cervello dalla Mayo Clinic Brain Bank, utilizzando tessuti di individui diagnosticati con Alzheimer e anche di individui sani per confronto. I campioni sono stati analizzati in modo standardizzato per garantire affidabilità.
Abbiamo analizzato due gruppi diversi: uno più piccolo esplorativo e un gruppo principale più grande, guardando specificamente ai campioni di corteccia frontale e temporale. Informazioni demografiche dettagliate, compresi età, sesso e stadio della malattia, sono state registrate per ogni individuo.
Estrazione e Analisi delle Proteine
Per capire i livelli di proteine, abbiamo estratto proteine dai tessuti cerebrali. Il processo di estrazione ha comportato l'omogeneizzazione dei tessuti in una soluzione che preserva le proteine. Dopo aver estratto le proteine, abbiamo utilizzato varie tecniche per separarle e misurare le loro concentrazioni. Questi metodi includevano il western blotting e il saggio immunoenzimatico a legame (ELISA), che ci hanno permesso di quantificare proteine specifiche.
Analisi Statistica
Abbiamo utilizzato diversi metodi statistici per analizzare i dati, compreso il cercare differenze tra gruppi e valutare le correlazioni tra diverse proteine. Questo ci ha aiutato a capire le relazioni tra UFM1 e altri marcatori della patologia dell'Alzheimer.
Risultati e Discussione
Aumento di UFM1 nei Cervelli degli Affetti da Alzheimer
La nostra analisi ha rivelato che i livelli di UFM1 erano più alti nei cervelli degli individui con Alzheimer rispetto ai controlli sani. Questo aumento è stato osservato sia nelle frazioni solubili che insolubili dei campioni proteici. Interessante notare che, mentre i livelli di UFM1 totale erano elevati, i livelli di UFM1 libero rimanevano invariati, indicando un aumento di UFM1 coniugato.
Abbiamo trovato una correlazione negativa tra UFSP2 e i livelli di UFM1, il che significa che man mano che UFSP2 diminuiva, i livelli di UFM1 aumentavano. Questo suggerisce che quando c'è meno UFSP2 disponibile per rimuovere UFM1, si verifica un'accumulo di UFM1, il che potrebbe contribuire al processo della malattia.
Associazioni con Tau
Abbiamo anche esaminato come i livelli di UFM1 si correlavano con le proteine tau nel cervello. I nostri risultati hanno indicato una relazione significativa tra l'aumento dei livelli di UFM1 e la presenza di forme patologiche di tau. Questo suggerisce che UFM1 potrebbe avere un ruolo nell'accumulo di grovigli di tau caratteristici della malattia di Alzheimer.
Implicazioni dei Livelli di UFM1
I risultati del nostro studio indicano che UFM1 potrebbe essere coinvolto nella progressione della malattia di Alzheimer. L'accumulo di UFM1 potrebbe indicare una risposta cellulare alterata allo stress che potrebbe influenzare negativamente la salute neuronale.
È importante esplorare come i cambiamenti di UFM1 possano influenzare altre vie cellulari, soprattutto quelle legate alle risposte allo stress e alla degradazione delle proteine. La relazione tra UFM1 e tau evidenzia la necessità di comprendere meglio come queste proteine interagiscano e si influenzino nel contesto delle malattie neurodegenerative.
Direzioni Future
Il nostro studio si è concentrato sulla correlazione tra UFM1 e la patologia dell'Alzheimer, ma sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire completamente i meccanismi in gioco. Comprendere come UFM1 e UFSP2 interagiscano con altre proteine nel cervello, in particolare con tau, potrebbe portare a nuove intuizioni sulle potenziali strategie terapeutiche per l'Alzheimer.
Futuri studi potrebbero esaminare come alterare i livelli di UFM1 influisce sulla salute neuronale e se mirare a questa via potrebbe essere utile per prevenire o trattare la malattia di Alzheimer.
Conclusione
In sintesi, UFM1 sembra giocare un ruolo significativo nella patologia della malattia di Alzheimer. Livelli più alti di UFM1 nei cervelli degli individui con Alzheimer si correlano con un aumento della patologia tau. Questo suggerisce che UFM1 potrebbe essere un potenziale obiettivo per ulteriori ricerche sui meccanismi della neurodegenerazione e lo sviluppo di nuove strategie di trattamento. Comprendere il ruolo completo di UFM1 e come interagisce con altri processi cellulari nel cervello rimane un'area vitale per future esplorazioni.
Titolo: The UFMylation pathway is impaired in Alzheimer's disease
Estratto: BackgroundAlzheimers disease (AD) is characterized by the presence of neurofibrillary tangles made of hyperphosphorylated tau and senile plaques composed of beta-amyloid. These pathognomonic deposits have been implicated in the pathogenesis, although the molecular mechanisms and consequences remain undetermined. UFM1 is an important, but understudied ubiquitin-like protein that is covalently attached to substrates. This UFMylation has recently been identified as major modifier of tau aggregation upon seeding in experimental models. However, potential alterations of the UFM1 pathway in human AD brain have not been investigated yet. MethodsHere we used frontal and temporal cortex samples from individuals with or without AD to measure the protein levels of the UFMylation pathway in human brain. We used multivariable regression analyses followed by Bonferroni correction for multiple testing to analyze associations of the UFMylation pathway with neuropathological characteristics, primary biochemical measurements of tau and additional biochemical markers from the same cases. We further studied associations of the UFMylation cascade with cellular stress pathways using Spearman correlations with bulk RNAseq expression data and functionally validated these interactions using gene-edited neurons that were generated by CRISPR-Cas9. ResultsCompared to controls, human AD brain had increased protein levels of UFM1. Our data further indicates that this increase mainly reflects conjugated UFM1 indicating hyperUFMylation in AD. UFMylation was strongly correlated with pathological tau in both AD-affected brain regions. In addition, we found that the levels of conjugated UFM1 were negatively correlated with soluble levels of the deUFMylation enzyme UFSP2. Functional analysis of UFM1 and/or UFSP2 knockout neurons revealed that the DNA damage response as well as the unfolded protein response are perturbed by changes in neuronal UFM1 signaling. ConclusionsThere are marked changes in the UFMylation pathway in human AD brain. These changes are significantly associated with pathological tau, supporting the idea that the UFMylation cascade might indeed act as a modifier of tau pathology in human brain. Our study further nominates UFSP2 as an attractive target to reduce the hyperUFMylation observed in AD brain but also underscores the critical need to identify risks and benefits of manipulating the UFMylation pathway as potential therapeutic avenue for AD.
Autori: Fabienne C. Fiesel, T. Yan, M. G. Heckman, E. C. Craver, C.-C. Liu, B. D. Rawlinson, X. Wang, M. E. Murray, D. W. Dickson, N. Ertekin-Taner, Z. Lou, G. Bu, W. Springer
Ultimo aggiornamento: 2024-05-26 00:00:00
Lingua: English
URL di origine: https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2024.05.24.595755
Fonte PDF: https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2024.05.24.595755.full.pdf
Licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
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