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# La biologia# Bioingegneria

Soluzioni innovative per l'inquinamento da plastica

Le microalghe possono offrire alternative sostenibili per combattere i rifiuti di plastica e l'inquinamento.

Stephen Patrick Mayfield, J. V. D. Molino, B. Saucedo, K. Kang, C. Walsh, C. J. Diaz, M. Tessman

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L'Inquinamento da PLASTICA è un grosso problema per il mondo oggi. Le plastiche sono ovunque e vengono usate in tanti prodotti, dai imballaggi ai giocattoli. Purtroppo, questo uso diffuso porta con sé costi ambientali notevoli. Le plastiche impiegano molto tempo a degradarsi, causando danni alla terra e agli oceani. Ogni anno, milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani, danneggiando la vita marina e influenzando la salute umana a causa dell'ingestione di particelle di plastica attraverso la catena alimentare.

Perché le Plastiche sono un Problema

Uno dei maggiori problemi con la plastica è l'impatto sulle emissioni di gas serra. La produzione di plastica contribuisce al cambiamento climatico. Le plastiche, in particolare quelle derivate dal petrolio, producono una quantità considerevole di gas serra durante il loro processo di produzione. Inoltre, quando le plastiche vengono scartate, possono degradarsi in pezzi più piccoli conosciuti come microplastiche, che persistono nell'ambiente per molti anni.

La tendenza della produzione di plastica è allarmante. Negli ultimi 70 anni, la quantità di plastica prodotta a livello globale è schizzata dai 2 milioni di tonnellate del 1950 a oltre 450 milioni di tonnellate oggi. Questo aumento rapido nell'uso della plastica ha portato a un tasso di riciclo di solo il 5-6%, con gran parte del resto che finisce in discariche o viene incenerita. Purtroppo, una grande quantità di questa plastica inquinante finisce nell'oceano, creando problemi ambientali enormi.

Soluzioni all'Inquinamento da Plastica

Per affrontare la crisi della plastica, sono state tentate varie strategie. Alcuni paesi hanno introdotto divieti sui sacchetti di plastica usa e getta, mentre promuovono alternative riutilizzabili come bottiglie di metallo e borse di stoffa. Migliorare i sistemi di raccolta dei rifiuti e di riciclo può anche aiutare a ridurre i rifiuti di plastica nelle discariche e negli oceani.

Tuttavia, eliminare completamente le plastiche è improbabile in tempi brevi a causa del loro ruolo vitale in numerose applicazioni, compresi imballaggi e stoccaggio alimentare. Perciò, è in corso una ricerca su alternative, come i Bioplastiche. I bioplastiche sono fatti di risorse rinnovabili e offrono un'opzione più ecologica. Alcuni bioplastiche sono già stati prodotti su scala industriale, segnando un progresso in questo campo.

Il Ruolo delle Microalghe

Le microalghe sono emerse come una soluzione promettente all'inquinamento da plastica e ai problemi ambientali associati alle plastiche derivate dal petrolio. Questi piccoli organismi possono produrre materiali rinnovabili che potrebbero sostituire i combustibili fossili nella produzione di plastica. Le microalghe crescono rapidamente e possono catturare anidride carbonica, il che le rende un'opzione sostenibile.

Un grande vantaggio dell'uso delle microalghe per i bioplastiche è la loro capacità di crescere in terreni non coltivabili, il che significa che non competono con le colture alimentari. Offrono un modo potenziale per catturare anidride carbonica mentre producono materiali rinnovabili per i bioplastiche. Tuttavia, affinché le microalghe diventino un materiale comune nella produzione di bioplastiche, ci sono sfide economiche e di scalabilità che devono essere affrontate. Devono poter competere in termini di costi con i metodi di produzione di plastica tradizionali, e la coltivazione e lavorazione devono essere efficienti e sostenibili.

Ingegnerizzazione delle Microalghe per la Degradazione della Plastica

I ricercatori stanno lavorando su modi per rendere le microalghe ancora più preziose. Un approccio prevede di ingegnerizzare le microalghe per produrre Enzimi capaci di degradare le plastiche. Questo può essere fatto inserendo geni specifici che codificano per questi enzimi nel DNA delle microalghe.

Ad esempio, gli scienziati hanno ingegnerizzato un ceppo di Chlamydomonas reinhardtii, un tipo di microalga verde, per produrre un enzima chiamato PHL7. Questo enzima può degradare il polietilene tereftalato (PET), un tipo comune di plastica presente in molti prodotti. Producendo questo enzima, le microalghe possono non solo aiutare a ridurre i rifiuti di plastica, ma anche potenzialmente riciclare le plastiche in nuovi materiali.

Il Processo di Degradazione

Il processo prevede che le microalghe crescano e secernano l'enzima che degrada il PET nei suoi blocchi di base. Questo può poi essere purificato e utilizzato per creare nuovi prodotti in plastica. Utilizzando un sistema di bioconversione in cui le microalghe vengono coltivate per produrre questi enzimi, si spera di creare un metodo sostenibile per riciclare le plastiche.

Le microalghe ingegnerizzate possono crescere rapidamente e possono essere coltivate in una varietà di ambienti, rendendo la produzione dell'enzima fattibile su larga scala. Questo metodo potrebbe portare a un'economia circolare per le plastiche, dove invece di essere scartati, i prodotti in plastica vengono continuamente riciclati e riutilizzati.

Valutazione dell’Attività Enzimatica

Per assicurarsi che le microalghe ingegnerizzate siano efficaci nella produzione dell'enzima degradante della plastica, i ricercatori effettuano vari test. Un approccio comune è osservare quanto bene l'enzima degrada un substrato specifico, come l'Impranil, un tipo di poliuretano che assomiglia alle plastiche.

Nei test di laboratorio, le microalghe che producono l'enzima PHL7 possono creare zone chiare attorno alle loro colonie su piastre di agar speciali. Questo indica che l'enzima sta attivamente degradando l'Impranil nell'area circostante. Misurando la dimensione di queste zone chiare, i ricercatori possono valutare l'efficacia dell'enzima.

Screening per Ceppi di Successo

Una volta che le microalghe sono state trasformate con il gene per l'enzima PHL7, i ricercatori fanno uno screening per identificare ceppi di successo. Questo viene tipicamente fatto su piastre di agar con diverse concentrazioni di Impranil. Le colonie che producono aloni (zone chiare) attorno a loro indicano una secrezione enzimatica riuscita.

Continuare questo processo di screening permette ai ricercatori di identificare i ceppi più efficaci che possono essere utilizzati per studi successivi o ampliati per applicazioni industriali. Negli esperimenti, la presenza o l'assenza di zone chiare aiuta a identificare quali ceppi stanno attivamente producendo l'enzima.

Dopo aver identificato ceppi promettenti, vengono condotti ulteriori test per quantificare l'attività enzimatica. Misurando la quantità di substrato che viene degradata, i ricercatori possono determinare l'efficacia dell'enzima e il suo potenziale per applicazioni pratiche.

Conferma della Produzione dell'Enzima

Per confermare che l'enzima prodotto sia effettivamente l'enzima PHL7, gli scienziati usano la spettrometria di massa. Questa tecnica consente loro di analizzare la struttura proteica e assicurarsi che PHL7 sia presente e funzionante. Tagliando bande specifiche dai gel, possono estrarre le proteine e effettuare un'analisi dettagliata per confermare il successo del processo di ingegnerizzazione.

I risultati mostrano spesso forme multiple dell'enzima, il che potrebbe indicare modifiche post-traduzionali come la glicosilazione. Comprendere queste modifiche può aiutare a ottimizzare la produzione e l'efficacia dell'enzima per degradare le plastiche.

Il Futuro delle Plastiche Biodegradabili

Usare microalghe ingegnerizzate offre una via per sviluppare plastiche biodegradabili che possono ridurre efficacemente l'inquinamento. Questo metodo aggiunge un ulteriore livello alla conversazione sui bioplastiche, poiché non solo possono essere prodotti, ma possono anche essere progettati per degradarsi dopo il loro ciclo utile.

Con le stime attuali che suggeriscono che entro il 2050 ci potrebbero essere più plastiche che pesci negli oceani, l'urgenza di trovare soluzioni non è mai stata così critica. Utilizzando processi naturali con organismi ingegnerizzati, c'è speranza per un metodo più sostenibile per gestire i rifiuti di plastica mentre si soddisfa la domanda continua di plastiche.

Il Cammino da Seguire

Sebbene l'idea di utilizzare microalghe per produrre e riciclare plastica sia promettente, ci sono ancora diverse sfide. Queste includono migliorare l'efficienza della produzione enzimatica, garantire che i processi siano convenienti e ampliare questi sistemi per applicazioni industriali.

Con la continua ricerca, è fondamentale eseguire analisi approfondite, comprese valutazioni dei costi e degli impatti ambientali, per determinare la fattibilità di questi approcci. Inoltre, le collaborazioni tra scienziati, industrie e politici saranno vitali per promuovere tecnologie che possano aiutare a mitigare la crisi dell'inquinamento da plastica.

Sfruttando il potenziale delle microalghe e dei loro enzimi, potremmo aprire la strada verso un futuro più sostenibile, dove i rifiuti di plastica sono notevolmente ridotti e l'impronta ambientale della produzione di plastica è minimizzata. Questo approccio integrato alla biotecnologia potrebbe essere proprio ciò di cui abbiamo bisogno per affrontare una delle sfide ambientali più pressanti del nostro tempo.

Fonte originale

Titolo: Efficient secretion of a plastic degrading enzyme from the green algae Chlamydomonas reinhardtii

Estratto: Plastic pollution has become a global crisis, with microplastics contaminating every environment on the planet, including our food, water, and even our bodies. In response, there is a growing interest in developing plastics that biodegrade naturally, thus avoiding the creation of persistent microplastics. As a mechanism to increase the rate of polyester plastic degradation, we examined the potential of using the green microalga Chlamydomonas reinhardtii for the expression and secretion of PHL7, an enzyme that breaks down post-consumer polyethylene terephthalate (PET) plastics. We engineered C. reinhardtii to secrete active PHL7 enzyme and selected strains showing robust expression, by using agar plates containing a polyester polyurethane (PU) dispersion as an efficient screening tool. This method demonstrated the enzymes efficacy in degrading ester bond-containing plastics, such as PET and bio-based polyurethanes, and highlights the potential for microalgae to be implemented in environmental biotechnology. The effectiveness of algal-expressed PHL7 in degrading plastics was shown by incubating PET with the supernatant from engineered strains, resulting in substantial plastic degradation, confirmed by mass spectrometry analysis of terephthalic acid (TPA) formation from PET. Our findings demonstrate the feasibility of polyester plastic recycling using microalgae to produce plastic-degrading enzymes. This eco-friendly approach can support global efforts toward eliminating plastic in our environment, and aligns with the pursuit of low-carbon materials, as these engineered algae can also produce plastic monomer precursors. Finally, this data demonstrates C. reinhardtii capabilities for recombinant enzyme production and secretion, offering a "green" alternative to traditional industrial enzyme production methods. Graphical Abstract O_FIG O_LINKSMALLFIG WIDTH=200 HEIGHT=70 SRC="FIGDIR/small/619606v1_ufig1.gif" ALT="Figure 1"> View larger version (26K): [email protected]@55ceaborg.highwire.dtl.DTLVardef@173793eorg.highwire.dtl.DTLVardef@1d14c3_HPS_FORMAT_FIGEXP M_FIG C_FIG

Autori: Stephen Patrick Mayfield, J. V. D. Molino, B. Saucedo, K. Kang, C. Walsh, C. J. Diaz, M. Tessman

Ultimo aggiornamento: 2024-10-24 00:00:00

Lingua: English

URL di origine: https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2024.10.23.619606

Fonte PDF: https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2024.10.23.619606.full.pdf

Licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

Modifiche: Questa sintesi è stata creata con l'assistenza di AI e potrebbe presentare delle imprecisioni. Per informazioni accurate, consultare i documenti originali collegati qui.

Si ringrazia biorxiv per l'utilizzo della sua interoperabilità ad accesso aperto.

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