Approfondimenti sul Long COVID: Sintomi e Risultati della Ricerca
Nuovo studio svela informazioni chiave sui sintomi del long COVID e le loro cause.
― 5 leggere min
Indice
Il Long COVID, noto anche come Sequele post-acute di COVID-19 (PASC), si riferisce a problemi di salute continuativi che alcune persone sperimentano dopo aver superato l'infezione iniziale da COVID-19. Le ricerche indicano che circa una persona su dieci infettata dal virus svilupperà il Long COVID, portando a circa 17 milioni di persone in Europa a vivere Sintomi prolungati nei primi due anni della pandemia. Anche con l'emergere di nuove varianti del virus, il Long COVID sembra essere frequente, spesso dopo infezioni lievi.
Sintomi Comuni del Long COVID
Chi soffre di Long COVID può avere vari sintomi, i più comuni includono:
- Dispnea
- Affaticamento
- Problemi di memoria
- Disturbi gastrointestinali
Anche se alcuni studi hanno suggerito che l'Infiammazione potrebbe essere una causa potenziale di questi sintomi, la ricerca ha affrontato limitazioni a causa delle piccole dimensioni del campione e della misurazione incoerente dei fattori immunitari. Uno studio recente ha analizzato il sangue di 626 adulti con sintomi gravi di Long COVID, focalizzandosi su fattori come dispnea, affaticamento, problemi cognitivi e performance fisica. Tuttavia, non è chiaro se i modelli di infiammazione differiscano a seconda dei sintomi specifici o se ci siano vie infiammatorie comuni che influenzano il Long COVID.
Lo Studio di Ricerca
In un recente studio multicentrico, i ricercatori hanno misurato 360 Proteine diverse nel sangue di 719 adulti sei mesi dopo essere stati ricoverati per COVID-19. Di questi, 250 hanno riportato un completo recupero, mentre 469 hanno avuto sintomi persistenti legati al Long COVID.
Utilizzando un metodo statistico chiamato regressione logistica penalizzata (PLR), i ricercatori hanno esplorato come fattori come età, sesso e marcatori immunitari influenzassero i sintomi. Hanno scoperto che essere femmina era un forte indicatore di sperimentare tutti i tipi di sintomi, specialmente problemi gastrointestinali e cardiorespiratori. Curiosamente, fattori come l'età e la gravità dell'infezione iniziale non avevano un'associazione significativa con i sintomi persistenti.
Modelli di Infiammazione
Lo studio ha trovato che alcuni marcatori immunitari erano collegati all'infiammazione persistente nelle persone con Long COVID. Ad esempio, due proteine, IL1R2 e Matrilin-2, erano comunemente associate a sintomi come affaticamento e problemi cardiorespiratori. IL1R2 è coinvolto nella modulazione dell'infiammazione, mentre Matrilin-2 potrebbe promuovere l'infiammazione a causa del suo ruolo nella struttura dei tessuti.
Anche se questi indicatori suggeriscono un'infiammazione generalizzata, un marcatore clinico comune dell'infiammazione (proteina C-reattiva) non ha mostrato differenze significative tra le persone con Long COVID e quelle che si erano riprese. Inoltre, un'altra proteina, sCD58, era associata a meno sintomi di Long COVID, il che significa che potrebbe giocare un ruolo nel recupero.
Differenze Tra Sintomi
I sintomi diversi sembravano essere legati a distinti profili proteici. Ad esempio, i sintomi gastrointestinali mostravano forti connessioni con proteine come Matrilin-2 e Dipeptidil peptidasi 10, che potrebbero indicare infiammazione nell'intestino. Il deterioramento cognitivo, invece, era associato a proteine coinvolte nella riparazione e crescita nervosa. Questo suggerisce che processi biologici diversi potrebbero contribuire ai vari sintomi del Long COVID.
Differenze di Genere nel Long COVID
Lo studio ha notato che le donne sono più propense a soffrire di sintomi di Long COVID rispetto agli uomini. I ricercatori hanno trovato che i marcatori di infiammazione erano particolarmente elevati nelle donne post-menopausali con problemi cardiorespiratori. Questo potrebbe essere legato agli effetti degli estrogeni sul sistema immunitario, anche se i motivi di questa discrepanza sono ancora in fase di studio.
Curiosamente, si crede che le differenze nelle risposte immunitarie tra uomini e donne spieghino perché le donne potrebbero essere a maggior rischio di sperimentare sintomi di Long COVID. Tuttavia, per sintomi come quelli gastrointestinali, non sono state osservate differenze significative di genere.
Il Ruolo dell'Infezione Persistente
Una domanda che sorge è se l'infezione persistente con il virus contribuisca ai sintomi di Long COVID. In un'analisi esplorativa più piccola, i ricercatori hanno cercato tracce del virus in campioni di espettorato da individui con sintomi cardiorespiratori. Hanno trovato livelli molto bassi di proteine virali e hanno notato nessuna differenza significativa tra coloro che avevano Long COVID e quelli che si erano ripresi, indicando che l'infezione attiva non è l'unica ragione per sintomi persistenti.
Infiammatione Locale vs. Sistemica
Un ulteriore focus dello studio era capire se l'infiammazione fosse localizzata a specifiche aree del corpo o se rappresentasse un problema sistemico. I ricercatori hanno condotto test su campioni nasali di individui sei mesi dopo il ricovero per COVID-19 e hanno trovato diversi marcatori infiammatori elevati in persone che riportavano sintomi persistenti. Tuttavia, non hanno trovato una correlazione tra l'infiammazione nel flusso sanguigno e l'infiammazione nelle vie respiratorie superiori. Questo suggerisce che i sintomi persistenti nel Long COVID potrebbero non derivare semplicemente da un'infiammazione generalizzata.
Implicazioni per i Futuri Trattamenti
I risultati di questa ricerca evidenziano che i sintomi di Long COVID derivano da diverse cause sottostanti, il che significa che gli approcci terapeutici potrebbero dover essere personalizzati. Comprendere i profili proteici specifici associati a ciascun sintomo potrebbe informare terapie mirate in futuro.
Conclusione
Il Long COVID rimane un'area di ricerca attiva, con molte domande ancora senza risposta. Gli studi in corso mirano a chiarire i meccanismi che guidano questi sintomi persistenti e come gestirli nel modo migliore. Man mano che gli scienziati continuano a svelare le complessità del Long COVID, emergeranno maggiori informazioni sulla cura e le opzioni di trattamento, portando infine a risultati migliori per gli individui colpiti da questa condizione.
Pensieri Finali
Il Long COVID coinvolge un complesso intreccio di risposte immunitarie, infiammazione e possibili differenze biologiche tra gli individui. Man mano che impariamo di più su questi meccanismi, possiamo capire meglio come supportare coloro che continuano a soffrire dopo l'infezione iniziale. Riconoscere la vasta gamma di sintomi e le loro cause sottostanti sarà cruciale per affrontare efficacemente il Long COVID.
Titolo: Large scale phenotyping of long COVID inflammation reveals mechanistic subtypes of disease
Estratto: One in ten SARS-CoV-2 infections result in prolonged symptoms termed long COVID, yet disease phenotypes and mechanisms are poorly understood. We studied the blood proteome of 719 adults, grouped by long COVID symptoms. Elevated markers of monocytic inflammation and complement activation were associated with increased likelihood of all symptoms. Elevated IL1R2, MATN2 and COLEC12 associated with cardiorespiratory symptoms, fatigue, and anxiety/depression, while elevated MATN2 and DPP10 associated with gastrointestinal (GI) symptoms, and elevated C1QA was associated with cognitive impairment (the proteome of those with cognitive impairment and GI symptoms being most distinct). Markers of neuroinflammation distinguished cognitive impairment whilst elevated SCG3, indicative of brain-gut axis disturbance, distinguished those with GI symptoms. Women had a higher incidence of long COVID and higher inflammatory markers. Symptoms did not associate with respiratory inflammation or persistent virus in sputum. Thus, persistent inflammation is evident in long COVID, distinct profiles being associated with specific symptoms.
Autori: Peter JM Openshaw, F. Liew, C. Efstathiou, S. Fontanella, M. Richardson, R. Saunders, D. Swieboda, J. K. Sidhu, S. Ascough, S. C. Moore, N. Mohamed, J. Nunag, C. King, O. C. Leavy, O. Elneima, H. J. C. McAULEY, A. Shikotra, A. Singapuri, M. Sereno, V. C. Harris, L. Houchen-Wolloff, N. J. Greening, N. I. Lone, M. Thorpe, A. R. Thompson, S. L. Rowland-Jones, A. B. Docherty, J. D. Chlamers, L.-P. B. Ho, A. Horsley, B. Raman, K. Poinasamy, M. Marks, O. M. Kon, L. Howard, D. G. Wootton, J. K. Quint, T. I. deSilva, A. Ho, C. Chiu, E. M. Harrison, W. Greenhalf, J. K. Baillie, S
Ultimo aggiornamento: 2023-06-12 00:00:00
Lingua: English
URL di origine: https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2023.06.07.23291077
Fonte PDF: https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2023.06.07.23291077.full.pdf
Licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
Modifiche: Questa sintesi è stata creata con l'assistenza di AI e potrebbe presentare delle imprecisioni. Per informazioni accurate, consultare i documenti originali collegati qui.
Si ringrazia medrxiv per l'utilizzo della sua interoperabilità ad accesso aperto.