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Nuove informazioni sui fattori di rischio per l'Alzheimer

La ricerca rivela differenze proteiche in diverse popolazioni a rischio di Alzheimer.

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La malattia di Alzheimer (AD) colpisce molte persone in tutto il mondo. Milioni soffrono di questa condizione, e il suo impatto è significativo. Interessante notare che studi dimostrano che gli afroamericani e gli americani ispanici hanno maggiori probabilità di sviluppare Alzheimer e altri tipi di demenza. Hanno quasi il doppio delle possibilità di essere diagnosticati con queste condizioni rispetto ai caucasici.

Le ragioni di questa differenza nel rischio possono essere complesse. Probabilmente includono un mix di fattori genetici e differenze sociali. Le persone di queste comunità affrontano spesso sfide come livelli di istruzione più bassi e tassi di povertà più elevati. Questi fattori possono contribuire all'incidenza più alta di Alzheimer in questi gruppi. La maggior parte di ciò che sappiamo su Alzheimer proviene da ricerche focalizzate su individui bianchi non ispanici. Tuttavia, nuove scoperte suggeriscono che ci sono differenze nei marcatori biologici tra i diversi gruppi razziali. Ad esempio, studi hanno dimostrato che gli afroamericani con Alzheimer tendono ad avere livelli più bassi di alcune proteine nel loro liquido cerebrospinale rispetto ai loro coetanei bianchi non ispanici. Eppure, non comprendiamo ancora appieno come queste differenze biologiche si manifestino nel tessuto cerebrale di popolazioni diverse.

Per colmare questa lacuna nella conoscenza, organizzazioni come il National Institute on Aging stanno lavorando per assicurarsi che la ricerca includa persone provenienti da diversi contesti. Il loro obiettivo è identificare schemi unici e segni biologici per definire l'Alzheimer in modo più preciso, tenendo conto delle variazioni tra i diversi gruppi.

Proteine e Malattia di Alzheimer

Le proteine giocano un ruolo importante nella comprensione di malattie come l'Alzheimer. Possono servire come marcatori che aiutano i ricercatori a capire cosa sta succedendo nel cervello. Con i progressi nella tecnologia, gli scienziati possono ora esaminare migliaia di proteine contemporaneamente. Questo li aiuta a raccogliere più informazioni sull'Alzheimer che mai.

Utilizzando tecniche sofisticate, i ricercatori sono stati in grado di analizzare tessuti cerebrali di un gran numero di individui. Hanno studiato campioni provenienti da persone sia con che senza Alzheimer. Questo studio ha incluso partecipanti diversi, con circa metà dei campioni provenienti da donatori razzialmente ed etnicamente vari. I ricercatori hanno preso misure per assicurarsi che i dati fossero affidabili, riducendo le variazioni che potrebbero derivare da lotti di campioni diversi.

I risultati hanno identificato proteine chiave legate alla malattia di Alzheimer, inclusa la proteina precursore dell'amiloide ([App](/it/keywords/proteina-precursor-dellamiloide--kkxlxmq)) e la Proteina Tau, che sono strettamente legate alla progressione della malattia. Hanno scoperto che i livelli di queste proteine correlavano con le fasi dell'Alzheimer. La ricerca ha anche confermato la connessione tra i livelli di proteine e i fattori di rischio genetici legati all'Alzheimer.

Raccolta e Analisi del Tessuto Cerebrale

Lo studio ha raccolto campioni di cervello da varie istituzioni, concentrandosi sulla corteccia prefrontale dorsolaterale (DLPFC) e sul giro temporale superiore (STG). Questa iniziativa mirava a includere contributi da gruppi sottorappresentati, in particolare afroamericani e latinoamericani. Riunendo gli sforzi di più ospedali, i ricercatori hanno raccolto oltre mille campioni di DLPFC e un numero minore da STG.

Ogni istituzione ha elaborato i propri campioni separatamente, assicurando che i dati rimanessero coerenti. I tessuti cerebrali hanno subito un processo sperimentale approfondito che ha coinvolto vari passaggi per prepararli all'analisi. Questo grande sforzo ha portato a un set di dati completo, catturando una vasta gamma di proteine dal cervello.

Analizzando i Dati

Una volta elaborati i campioni cerebrali, i ricercatori dovevano analizzare la grande quantità di dati risultanti. Hanno utilizzato strumenti software specifici per cercare nei dati, alla ricerca di schemi nelle quantità di proteine. L'analisi ha incluso diversi passaggi per garantire qualità e accuratezza.

Innanzitutto, i ricercatori hanno affrontato i valori mancanti nei dati, mantenendo solo le proteine con dati presenti nella maggior parte dei campioni. Hanno poi cercato valori anomali nei dati, eliminando quelli che non erano rappresentativi delle tendenze generali. Infine, si sono adattati a eventuali problemi tecnici che potrebbero aver influenzato i risultati, assicurando che i dati fossero il più affidabili possibile.

Il processo ha portato a un dataset solido per ulteriori indagini su come diversi fattori, come razza, sesso e diagnosi di Alzheimer, influenzassero i livelli di proteine nel cervello.

Panoramica sulle Differenze Tra Gruppi

I ricercatori cercavano di capire come sesso, razza e diagnosi di Alzheimer influenzassero i livelli di proteine nei campioni di DLPFC e STG del cervello. Hanno utilizzato metodi statistici per determinare quanto della variazione nell'abbondanza di proteine potesse essere attribuita a questi fattori.

Esaminando i livelli di proteine legate al sesso, sono state identificate specifiche proteine più abbondanti nelle femmine, così come quelle più comuni nei maschi. L'analisi ha mostrato che il sesso ha giocato un ruolo significativo nelle differenze proteiche all'interno del dataset.

Inoltre, sono state scoperte proteine legate agli individui afroamericani. I ricercatori hanno notato schemi diversi per queste proteine rispetto a quelle di altri gruppi razziali. Questa analisi ha messo in luce differenze significative nei livelli di proteine in base alla razza.

Infine, sono state esaminate anche le proteine legate alla diagnosi di Alzheimer. I risultati erano coerenti con studi precedenti, notando che alcune proteine note per essere associate all'Alzheimer mostravano livelli più alti nei pazienti diagnosticati con la condizione.

Il Ruolo delle Proteine Amiloide e Tau

Le caratteristiche fondamentali della malattia di Alzheimer coinvolgono l'accumulo di placche amiloidi e grovigli tau nel cervello. In questo studio, i ricercatori hanno esaminato da vicino i livelli delle proteine precursore dell'amiloide (APP) e della proteina tau (MAPT). Hanno scoperto che queste proteine erano molto più alte negli individui diagnosticati con Alzheimer rispetto a quelli sani.

Come parte dell'analisi, i ricercatori hanno correlato i livelli di APP con i sistemi di punteggio clinico utilizzati per misurare le placche amiloidi nel cervello. Questo ha mostrato un chiaro schema: man mano che il punteggio indicante la presenza di amiloide aumentava, aumentavano anche i livelli di proteina APP. Un'analisi simile è stata effettuata per tau, con risultati che mostrano livelli elevati di proteina tau associati a fasi più avanzate della malattia di Alzheimer.

Queste osservazioni evidenziano la connessione tra misurazioni proteiche e patologia di Alzheimer stabilita, rafforzando la validità dei risultati.

Comprendere il Genotipo APOE4

Un altro aspetto importante della malattia di Alzheimer riguarda i fattori genetici, in particolare il genotipo APOE. Questo gene ha forme diverse (alleli) che sono associate a diversi livelli di rischio di sviluppare Alzheimer. La presenza dell'allele APOE4 è notevolmente legata a un rischio maggiore di Alzheimer.

In questo studio, i ricercatori hanno misurato i livelli di un peptide specifico associato al genotipo APOE4 e li hanno confrontati con i dati genetici degli individui. La loro analisi ha mostrato che coloro che portavano l'allele APOE4 avevano livelli di proteina significativamente più alti rispetto ai non portatori. Anche se sono state notate alcune discrepanze, la maggior parte dei risultati si allineava bene con gli esiti attesi, convalidando ulteriormente i dati sull'abbondanza proteica.

Direzioni Future per la Ricerca

Questo studio approfondito sul proteoma cerebrale ha il potenziale per informare ricerche future mirate a comprendere meglio la malattia di Alzheimer. I ricercatori possono utilizzare questa ricchezza di dati per indagare come fattori come la diagnosi, sesso, razza e composizione genetica influenzano i livelli di proteine.

Esaminando le differenze nell'abbondanza di proteine legate a queste caratteristiche, gli scienziati possono ottenere intuizioni sui meccanismi biologici che contribuiscono al rischio di Alzheimer e possono aiutare a identificare interventi mirati per diverse popolazioni.

Ulteriori analisi potrebbero coinvolgere studi di rete che utilizzano dati sull'espressione proteica per raggruppare le proteine in moduli funzionali, rivelando potenzialmente come sesso, razza e fattori genetici si intersecano con la patologia di Alzheimer. I ricercatori potrebbero anche esplorare modifiche post-traduzionali, come la fosforilazione di tau o la scissione di amiloide, per vedere come queste variazioni differiscano tra i gruppi.

Inoltre, con dati genomici abbinati, i ricercatori possono indagare varianti genetiche che influenzano i livelli di proteine, creando opportunità per identificare geni che aumentano il rischio di Alzheimer. Questo approccio integrato potrebbe portare a scoperte su come il taglio alternativo dei geni contribuisca all'Alzheimer e alle sue variazioni tra diverse popolazioni.

Limitazioni dello Studio

Sebbene prezioso, questo studio ha anche delle limitazioni che dovrebbero essere considerate. I dati della proteomica rappresentano un'istantanea dei livelli di proteine in un determinato momento, e potrebbero non catturare la natura dinamica di questi livelli mentre la malattia progredisce. Nonostante il controllo qualità attento, la complessità del tessuto cerebrale e fattori esterni come le comorbidità potrebbero introdurre variabilità nel dataset.

Un'altra limitazione è la discordanza nel numero di campioni di controllo rispetto ai casi di Alzheimer, che potrebbe influenzare l'analisi complessiva. Inoltre, l'assenza di dati sull'intervallo post-mortem (PMI) per tutti i campioni significa che i ricercatori non sono stati in grado di valutare come il tempo intercorso tra la morte e la raccolta del tessuto potrebbe influenzare la degradazione delle proteine.

È anche importante interpretare con cautela i risultati legati alla razza, poiché le ragioni biologiche delle differenze nei livelli di proteine tra i gruppi non sono ancora completamente comprese. Saranno necessarie ulteriori studi di validazione e ricerche indipendenti per confermare i risultati e ampliare la conoscenza in questo campo.

Conclusione

L'analisi completa dei proteomi cerebrali in questo studio offre una risorsa ricca per comprendere la malattia di Alzheimer attraverso vari fattori demografici. Mappando i livelli di proteine ed esplorando i loro legami con la patologia e la genetica dell'AD, questa ricerca pone le basi per futuri studi che mirano a colmare le lacune nella nostra comprensione della malattia. Le intuizioni ottenute da questo lavoro potrebbero aiutare a sviluppare strategie mirate per la prevenzione e il trattamento in popolazioni diverse, contribuendo infine alla lotta contro l'Alzheimer.

Fonte originale

Titolo: Large- Scale Deep Proteomic Analysis in Alzheimer's Disease Brain Regions Across Race and Ethnicity

Estratto: AbstractO_ST_ABSIntroductionC_ST_ABSAlzheimers disease (AD) is the most prevalent neurodegenerative disease, yet our comprehension predominantly relies on studies within the non-Hispanic White (NHW) population. Here we aimed to provide comprehensive insights into the proteomic landscape of AD across diverse racial and ethnic groups. MethodsDorsolateral prefrontal cortex (DLPFC) and superior temporal gyrus (STG) brain tissues were donated from multiple centers (Mayo Clinic, Emory University, Rush University, Mt. Sinai School of Medicine) and were harmonized through neuropathological evaluation, specifically adhering to the Braak staging and CERAD criteria. Among 1105 DLPFC tissue samples (998 unique individuals), 333 were from African American donors, 223 from Latino Americans, 529 from NHW donors, and the rest were from a mixed or unknown racial background. Among 280 STG tissue samples (244 unique individuals), 86 were African American, 76 Latino American, 116 NHW and the rest were mixed or unknown ethnicity. All tissues were uniformly homogenized and analyzed by tandem mass tag mass spectrometry (TMT-MS). ResultsAs a Quality control (QC) measure, proteins with more than 50% missing values were removed and iterative principal component analysis was conducted to remove outliers within brain regions. After QC, 9,180 and 9,734 proteins remained in the DLPC and STG proteome, respectively, of which approximately 9,000 proteins were shared between regions. Protein levels of microtubule-associated protein tau (MAPT) and amyloid-precursor protein (APP) demonstrated AD-related elevations in DLPFC tissues with a strong association with CERAD and Braak across racial groups. APOE4 protein levels in brain were highly concordant with APOE genotype of the individuals. DiscussionThis comprehensive region resolved large-scale proteomic dataset provides a resource for the understanding of ethnoracial-specific protein differences in AD brain.

Autori: Nicholas T. Seyfried, F. Seifar, E. J. Fox, A. Shantaraman, Y. Liu, E. B. Dammer, E. Modeste, D. M. Duong, L. Yin, A. N. Trautwig, Q. Guo, K. Xu, L. Ping, J. S. Reddy, M. Allen, Z. Quicksall, L. Heath, J. Scanlan, E. Wang, M. Wang, A. Vander Linden, W. Poehlman, X. Chen, S. Baheti, C. Ho, T. Nguyen, G. Yepez, A. O. Mitchell, S. R. Oatman, X. Wang, M. M. Carrasquillo, A. Runnels, T. Beach, G. E. Serrano, D. W. Dickson, E. B. Lee, T. E. Golde, S. Prokop, L. L. Barnes, B. Zhang, V. Haroutunian, M. Gearing, J. J. Lah, P. De Jager, D. A. Bennett, A. Greenwood, Ertekin-Taner

Ultimo aggiornamento: 2024-04-26 00:00:00

Lingua: English

URL di origine: https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2024.04.22.590547

Fonte PDF: https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2024.04.22.590547.full.pdf

Licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

Modifiche: Questa sintesi è stata creata con l'assistenza di AI e potrebbe presentare delle imprecisioni. Per informazioni accurate, consultare i documenti originali collegati qui.

Si ringrazia biorxiv per l'utilizzo della sua interoperabilità ad accesso aperto.

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