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# La biologia# Biologia evolutiva

Durata della vita post-riproduttiva nei mammiferi: una panoramica

Esaminare il ruolo dell'invecchiamento nella riproduzione e nella durata della vita dei mammiferi.

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Negli Mammiferi, man mano che invecchiano, la loro capacità di riprodursi di solito diminuisce. Questo calo nella riproduzione fa parte del normale processo di invecchiamento. Tuttavia, in alcune Specie, come gli esseri umani e alcune balene, le femmine possono vivere a lungo anche dopo aver smesso di riprodursi. Questa situazione solleva domande nello studio dell’evoluzione perché le teorie tradizionali dicono che gli animali dovrebbero continuare a riprodursi fino alla morte per trasmettere efficacemente i loro geni.

C’è stata confusione su quanto sia comune questa lunga vita dopo la riproduzione tra le diverse specie. Alcuni studi si concentrano sugli animali in cattività, dove l’aspettativa di vita può essere più alta, e la riproduzione può fermarsi prima di quanto non accadrebbe in natura. Pertanto, i ricercatori devono osservare animali che vivono in condizioni naturali per ottenere un quadro migliore su come l’evoluzione influenzi la loro vita dopo la fine della riproduzione.

Studi recenti hanno mostrato che solo gli esseri umani e alcune varietà di balene dentate godono di una vita significativa dopo gli anni riproduttivi in condizioni naturali. Questa scoperta ha chiarito le discussioni nella biologia evolutiva, confermando che una lunga vita dopo la riproduzione è una caratteristica rara tra le specie.

Tuttavia, alcuni ricercatori contestano queste scoperte. Affermano che c’è una convinzione diffusa che smettere di riprodursi in età adulta accada solo negli esseri umani e in alcune balene. Quando hanno esaminato dati per lo più provenienti da animali tenuti in cattività, hanno dichiarato che questa condizione, che chiamano "oopausa", è in realtà comune tra molti mammiferi. Studi precedenti hanno mostrato che gli animali in cattività spesso vivono più a lungo e possono smettere di riprodursi prima rispetto a quelli in natura. Anche se studiare queste popolazioni in cattività può fornire informazioni utili sull’invecchiamento, la situazione non è la stessa negli animali selvatici.

In natura, molte specie non mostrano lunghe aspettative di vita post-riproduttiva, il che significa che è difficile applicare le scoperte dalla cattività per capire come queste caratteristiche si evolvono in natura. Le differenze nell’aspettativa di vita e nella riproduzione tra animali in cattività e animali selvatici devono essere considerate con attenzione. Ad esempio, gli animali in cattività non affrontano gli stessi pericoli di quelli in natura, come predatori o mancanza di cibo, il che porta spesso a vite più lunghe e a schemi riproduttivi diversi.

Alcune ricerche hanno evidenziato che l’aspettativa di vita massima di un singolo animale non riflette necessariamente l’aspettativa di vita dell’intera specie. Usare casi individuali per determinare il comportamento di una popolazione può essere fuorviante. Ad esempio, gli esseri umani possono vivere oltre 120 anni, ma l’aspettativa di vita media è molto più bassa. Quando i ricercatori usano l’aspettativa di vita di pochi individui longevi per trarre conclusioni su un’intera specie, potrebbero arrivare a conclusioni errate sulla vita post-riproduttiva.

Per capire quanto sia comune la vita post-riproduttiva, i ricercatori consigliano di usare un metodo diverso chiamato rappresentazione post-riproduttiva. Questo metodo considera quanto a lungo le femmine tipicamente vivono dopo aver smesso di riprodursi, e fornisce un quadro più chiaro di quanto accade in una popolazione. Usando questo metodo, solo gli esseri umani hanno mostrato di avere una vita significativa dopo la riproduzione rispetto ad altri mammiferi.

Quando i ricercatori hanno confrontato dati da animali in cattività con quelli che vivono in natura, hanno trovato grandi differenze. Questi risultati indicano che le conclusioni tratte dalle popolazioni in cattività potrebbero non applicarsi a quelle selvatiche. La maggior parte dei mammiferi non mostra una vita post-riproduttiva significativa nei loro ambienti naturali, il che suggerisce che le scoperte su queste caratteristiche in cattività non sono utili per comprenderle in natura.

Un altro problema con la ricerca sulla vita post-riproduttiva è che molti studi hanno usato dati che potrebbero essere stati fraintesi. In alcuni casi, l'età in cui i ricercatori dicono che un animale smette di riprodursi è molto più giovane rispetto all’età massima in cui gli animali in natura possono ancora riprodursi. Ad esempio, nelle pecore, sebbene i ricercatori dichiarino che la capacità riproduttiva cala a sei anni, molte pecore possono ancora partorire anche molti anni dopo quell'età.

Inoltre, esistono discrepanze quando i ricercatori utilizzano dati provenienti da diverse specie. Se uno studio scopre che una specie ha marcatori fisiologici che indicano la cessazione della riproduzione, non significa che tutti gli individui di quella specie mostreranno la stessa caratteristica. Ci sono spesso variazioni tra gli individui. Solo perché alcuni animali di una specie mostrano cambiamenti fisiologici non significa che l'intera specie presenti una vita post-riproduttiva significativa che giustifichi ulteriori discussioni evolutive.

Alcuni ricercatori hanno sottolineato che l’uso del termine "menopausa" nelle discussioni sulla vita post-riproduttiva può essere limitante. Questo termine si riferisce solitamente specificamente agli esseri umani e ad alcune altre specie che mestruano. Tuttavia, negli studi evolutivi, è più utile pensare alla menopausa in un senso più ampio come alla fine naturale della capacità di riprodursi.

Capire quante specie hanno lunghe vite post-riproduttive è importante. Trovare specie simili con aspettative di vita post-riproduttive prolungate può aiutare i ricercatori a capire come questa caratteristica si sia evoluta. Inoltre, apre la porta per studiare altre specie in natura che potrebbero rivelare ulteriori informazioni su come una vita lunga dopo la riproduzione possa influenzare l’evoluzione.

Sebbene gli studi su popolazioni in cattività possano fornire alcuni dati, non offrono il quadro completo. Solo esaminando specie nei loro ambienti naturali i ricercatori possono raccogliere informazioni significative sulla vita post-riproduttiva e su come si sia sviluppata attraverso l’evoluzione. Questa conoscenza è cruciale per comprendere l’aspettativa di vita e il comportamento Riproduttivo di varie specie in un mondo in cambiamento.

In conclusione, c'è ancora molto da imparare sulla complessa relazione tra invecchiamento, riproduzione e evoluzione tra le diverse specie. La ricerca deve concentrarsi di più sui dati provenienti da popolazioni selvatiche per migliorare la nostra comprensione di questi importanti processi biologici. Solo con dati accurati possiamo costruire un quadro affidabile di come funziona la vita lunga dopo la riproduzione in vari mammiferi e cosa significhi per i loro percorsi evolutivi.

Fonte originale

Titolo: Menopause has not evolved as a general trait in mammals: A response to "Do mammals have menopause?"

Estratto: Reproductive senescence is widespread across mammals, but only a small number of species have physiological reproductive cessation and an extended post-reproductive lifespan. A recent commentary in Cell by Winkler & Goncalves (2023) suggests that menopause is actually a widespread trait of mammals, which would change our understanding of senescence and have implications for the study of menopause in humans. Here, we identify three main issues with the methodology of this commentary: the use of captive populations, the use of maximal lifespan, and misinterpretations of the data sources. We show that this methodology does not support the conclusions at the species-level, and conclude that, in line with the predictions of classic life-history theory, menopause is indeed a rare trait.

Autori: Simon N Chapman, S. Ellis, M. Lahdenpera, D. P. Croft, V. Lummaa

Ultimo aggiornamento: 2024-03-03 00:00:00

Lingua: English

URL di origine: https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2024.02.29.582687

Fonte PDF: https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2024.02.29.582687.full.pdf

Licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/

Modifiche: Questa sintesi è stata creata con l'assistenza di AI e potrebbe presentare delle imprecisioni. Per informazioni accurate, consultare i documenti originali collegati qui.

Si ringrazia biorxiv per l'utilizzo della sua interoperabilità ad accesso aperto.

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