Emissioni di CO e formazione stellare nelle galassie a bassa metallicità
Uno studio svela come le emissioni di CO siano collegate al gas nelle galassie starburst a bassa metallicità.
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Indice
Le nubi molecolari sono fondamentali per la formazione delle stelle nell'universo. Però, osservare il Gas Molecolare può essere complicato. Questo gas, spesso tracciato dal monossido di carbonio (CO), ha delle proprietà che lo rendono difficile da rilevare. Un grosso problema è che il CO non è l'unica molecola in queste nubi. Infatti, il CO può essere influenzato dalla presenza di Polvere e altri elementi che complicano la nostra comprensione del gas molecolare.
Quando gli astronomi misurano il CO in diverse galassie, spesso collegano le Emissioni di CO alla quantità di gas idrogeno molecolare presente. Questa relazione è determinata da un fattore di conversione. Questo fattore rimane incerto, soprattutto in galassie con bassa Metallicità, il che significa che hanno meno elementi pesanti rispetto a galassie più evolute come la nostra Via Lattea.
Questo articolo approfondirà le relazioni tra gas, polvere e il fattore di conversione nelle galassie starburst, in particolare quelle con bassa metallicità. Esploreremo vari metodi e risultati basati sulle emissioni di galassie nane vicine.
L'importanza del CO nella formazione delle stelle
Le nubi molecolari fungono da luoghi di nascita per nuove stelle. All'interno di queste nubi, le molecole di idrogeno si formano e portano alla nascita delle stelle. Tuttavia, misurare direttamente il gas molecolare è difficile a causa della sua natura. Il primo passo per studiare queste nubi è trovare un modo affidabile per misurare le loro proprietà.
Gli astronomi hanno usato il CO come proxy per misurare il gas molecolare. Il CO si trova comunemente in queste nubi e emette radiazioni che possono essere osservate. Il modo più semplice per collegare le emissioni di CO alla quantità di gas molecolare è attraverso un fattore di conversione. Questo fattore collega la luminosità delle emissioni di CO alla massa di idrogeno molecolare presente.
Tuttavia, questo fattore di conversione non è costante. Può variare in base alle condizioni all'interno della galassia, soprattutto in ambienti a bassa metallicità. Comprendere come si comporta il CO in queste condizioni è vitale per misurare accuratamente il gas molecolare in tali regioni.
Osservazioni usando ALMA
Per studiare le emissioni di CO e la loro relazione con il gas molecolare nelle starburst a bassa metallicità, sono state utilizzate osservazioni dall'Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA). ALMA può catturare dati dettagliati sulle emissioni di regioni distinte all'interno delle galassie.
Il focus specifico era su tre galassie nane starburst vicine: NGC 625, NGC 1705 e NGC 5253. Queste galassie sono state scelte per il loro basso contenuto di metalli, rendendole ideali per esaminare le variazioni nel fattore di conversione da CO a gas molecolare.
I dati delle antenne a 12 metri di ALMA e di un array compatto sono stati utilizzati per raccogliere informazioni a due risoluzioni diverse: 250 parsec e 40 parsec. Questo ha permesso ai ricercatori di analizzare scale diverse delle emissioni di CO e le loro implicazioni per il contenuto di gas molecolare.
Metodo di analisi
Tecniche basate sulla polvere
Un aspetto cruciale dello studio ha coinvolto la stima del contenuto di polvere all'interno di queste galassie. La polvere gioca un ruolo significativo nella regolazione delle emissioni di CO. Quando si stimano le masse di gas, i ricercatori dovevano capire quanto polvere fosse presente, poiché influisce sulla quantità di CO che può formarsi.
Due metodi sono stati impiegati per calcolare le proprietà della polvere. Il primo ha utilizzato osservazioni da PACS (uno strumento per osservazioni infrarosse) per derivare le temperature della polvere. Adattando queste temperature ai dati, è stata stimata l'opacità della polvere a diverse risoluzioni.
Il secondo metodo ha coinvolto le mappe di assorbimento da dati VLT/MUSE. Queste mappe hanno fornito informazioni su quanto luce fosse assorbita dalla polvere, permettendo misurazioni più accurate a risoluzioni più elevate. Questa analisi è stata cruciale per determinare come polvere e gas interagiscano in queste galassie a bassa metallicità.
Misurazione della massa del gas
Una volta stabilite le proprietà della polvere, i ricercatori potrebbero stimare le masse di gas. Hanno utilizzato i rapporti polvere-gas derivati, che hanno fornito indicazioni su quanto gas esistesse in queste regioni rispetto al contenuto di polvere.
La relazione tra le emissioni di CO e la densità del gas è stata valutata attraverso confronti delle temperature di luminosità misurate a varie risoluzioni. Lo studio mirava a stabilire un chiaro collegamento tra queste misurazioni di CO e il contenuto totale di gas nelle galassie.
Risultati e scoperte
Variabilità del fattore di conversione
Una delle scoperte chiave è stata che il fattore di conversione che collega le emissioni di CO alla densità di gas molecolare variava significativamente tra le galassie studiate. A 250 parsec, i valori variavano da cinque a mille volte superiori rispetto ai valori tipici osservati nella Via Lattea. Questa grande variazione è stata inaspettata basandosi su semplici tendenze di metallicità.
Quando i dati sono stati analizzati a una scala più fine di 40 parsec, il fattore di conversione tendeva a mostrare più coerenza in relazione a una dipendenza di potenza dalla metallicità. Questo suggeriva che in condizioni a bassa metallicità, i fattori che influenzano le emissioni di CO si estendono oltre la semplice metallicità. Altri elementi, come la luminosità del CO e la densità del gas, giocavano un ruolo significativo.
Correlazione tra emissione di CO e polvere
Un aspetto interessante dello studio è stata la relazione tra le temperature di luminosità del CO e il contenuto di polvere. Maggiori quantità di emissione di CO si correlavano con un contenuto di polvere più basso a diverse risoluzioni. Questa scoperta suggeriva che aree abbondanti di CO potrebbero essere più concentrate e ben definite a scale spaziali minori, mentre scale più grandi tendevano a includere regioni di gas poco luminoso in CO.
La dispersione osservata nelle misurazioni indicava che la relazione tra polvere e gas era complessa e probabilmente influenzata da ulteriori fattori come la densità e la temperatura del gas. A sua volta, questa complessità ha rafforzato l'assunzione che il CO può essere un indicatore multifunzionale del contenuto di gas, soprattutto in galassie meno evolute.
Conferma delle regioni povere di CO
La ricerca ha confermato l'esistenza di quelle che vengono chiamate "regioni povere di CO", in particolare in ambienti a bassa metallicità. Queste aree presentano quantità significative di carbonio atomico o carbonio ionizzato, poiché il CO non si forma facilmente senza una protezione sufficiente da radiazioni intense.
Nelle galassie a bassa metallicità, le regioni dove il CO può emettere in modo affidabile sono notevolmente più piccole rispetto a ambienti più tipici. Lo studio ha fornito prove a sostegno dell'idea che la maggior parte delle emissioni di CO provengano da sacche dense di gas, piuttosto che da aree più diffuse.
Implicazioni per comprendere la formazione delle stelle
Questi risultati hanno importanti implicazioni per la nostra comprensione della formazione delle stelle nelle galassie a bassa metallicità. La variabilità del fattore di conversione da CO a gas molecolare suggerisce che qualsiasi stima delle masse di gas in queste regioni deve considerare le condizioni uniche presenti in ambienti a bassa metallicità.
Man mano che i ricercatori continuano a capire la relazione tra gas, polvere e formazione stellare, queste intuizioni possono migliorare la nostra conoscenza della formazione e evoluzione cosmica delle galassie. Tali studi possono anche guidare future osservazioni e simulazioni, aiutando a dipingere un quadro più chiaro della formazione delle stelle nell'universo.
Direzioni per la ricerca futura
Lo studio delle emissioni di CO e del gas molecolare in ambienti a bassa metallicità è ancora un campo in evoluzione. Anche se questa ricerca ha fornito nuove intuizioni, è necessaria un'ulteriore esplorazione per confermare le tendenze e le correlazioni identificate.
Le indagini future potrebbero concentrarsi sulla raccolta di più dati da una varietà di galassie con diverse metallicità. Questo campionamento più ampio potrebbe aiutare a chiarire le relazioni tra densità del gas, contenuto di polvere e emissioni di CO attraverso una gamma più ampia di condizioni.
Inoltre, esaminare gli effetti della risoluzione spaziale sulle osservazioni potrebbe fornire una comprensione ulteriore di come il CO si comporti in diversi ambienti. Stabilire definizioni e misurazioni precise per le emissioni di CO sarà essenziale per caratterizzare accuratamente il gas molecolare nel cosmo.
Conclusione
In sintesi, lo studio di gas, polvere e del fattore di conversione nelle starburst a bassa metallicità ha rivelato relazioni complesse che sfidano le precedenti assunzioni. I risultati indicano che le emissioni di CO servono come un proxy prezioso, ma complicato, per misurare il gas molecolare. Man mano che gli astronomi continuano i loro sforzi per mettere insieme il puzzle cosmico della formazione delle stelle, le intuizioni di questa ricerca giocheranno un ruolo critico nel plasmare la nostra comprensione di come le galassie evolvono e formano stelle nel tempo.
Titolo: Gas, dust, and the CO-to-molecular gas conversion factor in low-metallicity starbursts
Estratto: The factor relating CO emission to molecular hydrogen column density, XCO, is still subject to uncertainty, in particular at low metallicity. Here, to quantify XCO at two different spatial resolutions, we exploit a dust-based method together with ALMA 12-m and ACA data and HI maps of three nearby metal-poor starbursts, NGC625, NGC1705, and NGC5253. Dust opacity at 250pc resolution is derived based on dust temperatures estimated by fitting two-temperature modified blackbodies to Herschel PACS data. By using the HI maps, we are then able to estimate dust-to-gas ratios in the atomic-gas dominated regions, and infer total gas column densities and H2 column densities as the difference with HI. Finally, from the ACA CO(1-0) maps, we derive XCO. We use a similar technique with 40 pc ALMA 12-m data for the three galaxies, but instead derive dust attenuation at 40 pc resolution from reddening maps based on VLT/MUSE data. At 250 pc resolution, XCO $\sim$ 10^22 - 10^23 cm^-2 / K.km/s, 5-1000 times the Milky Way value, with much larger values than would be expected from a simple metallicity dependence. Instead at 40 pc resolution, XCO again shows large variation, but is roughly consistent with a power-law metallicity dependence, given the Z $\sim$ 1/3 Zsun metal abundances of our targets. The large scatter in both estimations could imply additional parameter dependence, that we have investigated by comparing XCO with the observed velocity-integrated brightness temperatures, ICO, as predicted by recent simulations. Indeed, larger XCO is significantly correlated with smaller ICO, but with slightly different slopes and normalizations than predicted by theory. Such behavior can be attributed to the increasing fraction of CO-faint H2 gas with lower spatial resolution. This confirms the idea the XCO is multi-variate, depending not only on metallicity but also on CO brightness temperature and beam size.
Autori: L. K. Hunt, F. Belfiore, F. Lelli, B. T. Draine, A. Marasco, S. Garcia-Burillo, G. Venturi, F. Combes, A. Weiß, C. Henkel, K. M. Menten, F. Annibali, V. Casasola, M. Cignoni, A. McLeod, M. Tosi, M. Beltran, A. Concas, G. Cresci, M. Ginolfi, N. Kumari, F. Mannucci
Ultimo aggiornamento: 2023-05-11 00:00:00
Lingua: English
URL di origine: https://arxiv.org/abs/2305.03443
Fonte PDF: https://arxiv.org/pdf/2305.03443
Licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
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