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Ridefinire la Fatica: Scoperte da Nuove Ricerche

Nuove scoperte illuminano la complessa natura della fatica e il suo impatto.

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Indice

La Fatica è un problema comune che colpisce molte persone che soffrono di diverse condizioni mediche. Può rendere la vita quotidiana difficile e abbassare la qualità della vita in generale. La fatica si manifesta in molte malattie, incluso i disturbi del sistema immunitario, problemi ormonali, cancro e condizioni di salute mentale come la Depressione.

La natura della fatica

Definire la fatica può essere complicato perché non si tratta solo di sentirsi stanchi. Coinvolge sia come ci si sente (fatigue soggettiva) sia quanto bene il corpo riesce a eseguire compiti fisici e mentali (processi cognitivi e motori). Questo articolo si concentra principalmente sulla sensazione di fatica piuttosto che sulla capacità di svolgere attività.

Diversi motivi possono causare fatica. I ricercatori hanno studiato vari fattori, inclusa l'interazione tra cervello e corpo e il funzionamento del sistema immunitario. Purtroppo, non ci sono abbastanza test clinici che possano spiegare la fatica. Questo rende difficile per i dottori trovare il trattamento migliore per i singoli pazienti.

Un nuovo modo di vedere la fatica

Recentemente è emersa una nuova idea chiamata teoria dell’auto-efficacia allostatica (ASE). Questa teoria guarda all'interazione tra cervello e corpo e suggerisce che due fattori importanti contribuiscono alla sensazione di fatica: come percepiamo i segnali interni del nostro corpo (Interocezione) e i nostri pensieri sui nostri stessi pensieri (Metacognizione).

L’interocezione si riferisce alla nostra consapevolezza di ciò che accade dentro i nostri corpi. Ci aiuta a capire come il nostro stato fisico influisce sulla nostra salute mentale. Ricerche recenti collegano l’interocezione a come il cervello interpreta i segnali dal corpo.

La metacognizione è un concetto più complesso, ma sostanzialmente significa pensare a come pensiamo. Include come giudichiamo il nostro modo di pensare e la capacità di monitorare le nostre prestazioni.

Secondo la teoria ASE, la fatica si verifica quando il cervello si rende conto di avere difficoltà a controllare gli stati corporei. Quando questo continuo sforzo si verifica, può portare a sensazioni di bisogno di riposo. Se questi sentimenti si estendono ad altre aree della nostra vita, può creare un senso di impotenza che può portare alla depressione.

Testare la teoria ASE

Attualmente, la teoria ASE sembra essere una delle poche idee che spiegano perché la fatica sia così comune nelle condizioni croniche. La teoria fa previsioni che possono essere testate. I ricercatori possono esaminare dati comportamentali e attività cerebrale o raccogliere informazioni su come le persone si sentono riguardo alla loro capacità di controllare i propri stati corporei.

Alcune prime evidenze suggeriscono che come le persone percepiscono la loro capacità di gestire i propri stati interni è collegato ai sentimenti di fatica. Serve più ricerca per esplorare ulteriormente queste connessioni e dobbiamo creare modelli più chiari per rappresentare come queste idee interagiscono.

Condurre lo studio

Per indagare sulla teoria ASE, i ricercatori hanno raccolto dati da un precedente studio che ha esaminato come il cervello percepisce la respirazione. Lo studio ha coinvolto 60 partecipanti sani che hanno completato vari questionari relativi ai loro pensieri e sentimenti riguardo agli stati corporei, alla fatica e al benessere mentale.

Lo studio mirava ad analizzare alcune misure chiave, tra cui:

  • Fatigue: valutare quanto si sentono stanchi gli individui.
  • Auto-efficacia generale: valutare le convinzioni sulle proprie capacità di raggiungere obiettivi.
  • Depressione: misurare i segni di depressione.
  • Metacognizione del controllo allostatico: comprendere il sentimento di essere in controllo dei propri stati corporei.

Un problema in questa ricerca è la mancanza di una misura specifica e validata per come le persone percepiscono il loro controllo sui propri stati corporei. Per questo motivo, i ricercatori hanno utilizzato scale esistenti come la migliore approssimazione.

Modello proposto della teoria ASE

I ricercatori hanno creato un modello strutturale basato sulla teoria ASE, cercando di mostrare le relazioni tra diversi fattori come età, genere, metacognizione, fatica e depressione.

In questo modello, ci sono frecce che indicano come un fattore influisca su un altro. Ad esempio, si pensa che quanto bene ci si sente in controllo del proprio corpo (metacognizione) possa portare a sensazioni di fatica. Inoltre, se qualcuno si sente affaticato, potrebbe anche avere un senso di auto-efficacia inferiore, che può portare alla depressione.

Analisi dei dati

Per testare le relazioni proposte, i ricercatori hanno esaminato i dati per segnali di indipendenza tra le variabili. Volevano vedere se i cambiamenti in un fattore potessero essere spiegati da cambiamenti in un altro, seguendo le assunzioni della teoria ASE.

I ricercatori volevano confermare se:

  1. Non c'è un legame diretto tra quanto bene ci si sente in controllo dei propri stati corporei e la propria auto-efficacia generale.
  2. Fatigue e sentimenti di depressione sono connessi ma potrebbero non essere direttamente influenzati l'uno dall'altro.
  3. Fatigue e auto-efficacia generale sono correlate, ma solo in determinate condizioni.

Utilizzando test statistici avanzati, hanno cercato evidenze per supportare o contraddire queste idee.

Risultati dell'analisi

I risultati hanno indicato che la connessione tra come le persone si sentono in controllo dei propri stati corporei e i loro sentimenti di fatica è significativa. Questo supporta l'idea che quando le persone sentono di non avere il controllo sul proprio corpo, sperimentano più fatica.

Tuttavia, le evidenze che collegano fatica e auto-efficacia sono miste. I risultati mostrano che, mentre questi fattori possono influenzarsi a vicenda in determinate condizioni, non lo fanno necessariamente in tutti i casi.

Limitazioni dello studio

Nonostante i risultati interessanti, ci sono limitazioni da considerare. Ad esempio, lo studio ha coinvolto un numero ridotto di partecipanti dalla popolazione generale che non hanno sperimentato alti livelli di depressione. Questo potrebbe influenzare la generalizzabilità dei risultati.

Inoltre, la ricerca si è basata su dati auto-riferiti, il che potrebbe introdurre dei bias. Anche le relazioni causali esplorate si basano su osservazioni piuttosto che su interventi, rendendo difficile trarre conclusioni definitive.

Importanza del sonno e altri fattori

Il modello attuale non include il sonno come variabile anche se il sonno impatta sulla fatica. Le ricerche future dovrebbero indagare come fattori come la qualità del sonno possano giocare un ruolo nelle relazioni delineate nella teoria ASE.

Inoltre, il modello assume che tutti gli effetti siano lineari, il che potrebbe non essere vero nelle situazioni reali. Salute mentale e stati corporei cambiano spesso nel tempo, non istantaneamente.

Conclusione

Lo studio fornisce preziose intuizioni sulla complessa relazione tra fatica, auto-efficacia e salute mentale. Utilizzando la teoria ASE, i ricercatori possono formalizzare la connessione tra queste variabili. I risultati suggeriscono un effetto negativo di come gli individui vedono il loro controllo sui propri stati corporei sulla sensazione di fatica.

Riconoscendo le limitazioni dello studio, i ricercatori possono approfondire ulteriormente i meccanismi alla base della fatica e il suo impatto sulla salute mentale. I lavori futuri potrebbero includere campioni più grandi, misure più complete ed esaminare altri fattori rilevanti come la qualità del sonno.

Questa ricerca arricchisce la nostra comprensione della fatica e getta le basi per studi futuri che potrebbero migliorare i trattamenti e il supporto per chi affronta la fatica.

Fonte originale

Titolo: Refining the Allostatic Self-Efficacy Theory of Fatigue and Depression Using Causal Inference

Estratto: Allostatic self-efficacy (ASE) represents a computational theory of fatigue and depression. In brief, it postulates that (i) fatigue is a feeling state triggered by a metacognitive diagnosis of loss of control over bodily states (persistently elevated interoceptive surprise); and that (ii) generalisation of low self-efficacy beliefs beyond bodily control induces depression. Here, we convert ASE theory into a structural causal model (SCM). This allows for identification of empirically testable hypotheses regarding casual relationships between variables of interest. We use conditional independence tests on questionnaire data from healthy volunteers (N=60) to identify contradictions to the proposed SCM. Moreover, we estimate two causal effects proposed by ASE theory using three different methods. Our analyses suggest that, in healthy volunteers, the data are not fully compatible with the proposed SCM. We therefore refine the SCM and present an updated version for future research. Second, we confirm the predicted negative average causal effect from metacognition of allostatic control to fatigue across all three different methods of estimation. Our study represents an initial attempt to refine and formalise ASE theory using methods from causal inference. Our results confirm key predictions from the ASE theory but also suggest revisions which require empirical verification in future studies.

Autori: Alexander J. Hess, D. von Werder, O. K. Harrison, J. Heinzle, K. E. Stephan

Ultimo aggiornamento: 2024-06-17 00:00:00

Lingua: English

URL di origine: https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2024.06.17.24309015

Fonte PDF: https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2024.06.17.24309015.full.pdf

Licenza: https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

Modifiche: Questa sintesi è stata creata con l'assistenza di AI e potrebbe presentare delle imprecisioni. Per informazioni accurate, consultare i documenti originali collegati qui.

Si ringrazia medrxiv per l'utilizzo della sua interoperabilità ad accesso aperto.

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